mercoledì 18 marzo 2009

Kenya: trovate impronte di ominidi di 1,5 milione anni fa


Sono le seconde più antiche mai rinvenute e le prime a svelare una «camminata moderna»
Matthew Bennett, della Bournemouth University, mostra le orme ritrovate (Reuters) WASHINGTON -Scoperte in Kenya orme fossili di ominidi risalenti a 1,5 milioni di anni fa: sono le seconde più antiche finora rinvenute, e le prime a rivelare una camminata «moderna», cioè simile alla nostra. Le orme, che appartengono a un Homo ergaster, svelano infatti un piede anatomicamente simile a quello dell'uomo di oggi e, appunto, anche una camminata identica. La scoperta è stata effettuata da ricercatori della Rutgers State University of New Jersey e della Bournemouth University in Gran Bretagna, e si è conquistata la copertina della prestigiosa rivista scientifica «Science».
LA SCOPERTA - Le impronte sono state scoperte nei pressi di Ileret, nel nord del Kenya, e contengono informazioni sulla forma dei tessuti morbidi e sulla loro struttura che non sono normalmente accessibili nelle ossa fossilizzate. Gli autori dello studio hanno spiegato di aver trovato due serie di impronte, a cinque metri di profondità l’una dall’altra, separate da sabbia, limo e ceneri vulcanici, lasciate a distanza di almeno 10 mila anni. Alla luce delle dimensioni delle impronte e delle loro caratteristiche anatomiche moderne, gli studiosi hanno deciso di attribuirle all’Homo ergaster o al primo Homo erectus. Si tratta dei primi ominidi le cui proporzioni del corpo, gambe più lunghe e braccia più corte, sono paragonabili a quelle dell’Homo sapiens. Fossili dei resti dell’Homo ergaster o dell’Homo erectus sono già stati scoperti in Tanzania, in Etiopia, in Kenya e in Sudafrica con datazioni che corrispondono alle impronte trovate a Ileret.

India, scoperti tre nuovi batteri


Trovati nello spazio a 40Km dal suolo, sono alieni o mutanti
(ANSA) - NEW DELHI, 17 MAR - L'agenzia spaziale indiana ha annunciato di aver scoperto tre specie 'aliene' di batteri a 40km dal suolo terrestre. Un pallone aerostatico dell'Indian Space Research Organisation avrebbe trovato i batteri, che fanno dire agli scienziati indiani che potrebbe esserci vita aliena nello spazio. Secondo i ricercatori, potrebbero essere batteri mutati da precedenti, lanciati nello spazio da vulcani in eruzione e che si sono evoluti per sopravvivere in ambiente ostile.

venerdì 6 marzo 2009

Passaggio ravvicinato alla Terra di un corpo celeste di 40 metri di diametro

ROMA - E’ solo un macigno cosmico di una quarantina di metri di diametro, un mini-asteroide, ma nei giorni scorsi ha tenuto col fiato sospeso gli addetti alle varie reti di monitoraggio dei corpi minori del sistema solare, impegnati a calcolare orbite e a valutare i potenziali pericoli di questi oggetti. Alla fine si è raggiunta la certezza che 2009 DD45 -questa la sua sigla- avrebbe sfiorato la Terra lunedì 2 marzo 2009 alle ore 13,44 di tempo universale (14,44 ora europea), passandoci ad appena 72 mila chilometri, circa il doppio della distanza in cui vengono posti i satelliti geostazionari, per fortuna senza alcun rischio di caderci addosso.

MILLE ATOMICHE - Solo un brivido, al pensiero di essere sfiorati da un corpo celeste che, per dimensioni, è paragonabile a quello che si è abbatté il 30 giugno 1908 nella regione di Tunguska, in Siberia, scatenando un’esplosione equivalente a mille bombe atomiche come quella di Hiroshima e distruggendo oltre duemila chilometri quadrati di foresta. Insomma, piccolo sì, ma potenzialmente distruttivo.

TRAIETTORIA - Più i telescopi e gli strumenti di monitoraggio dei fenomeni celesti diventano sensibili e perfezionati, più cresce la consapevolezza che la Terra è un facile bersaglio per questo tipo di corpi, molti dei quali, in passato, devono essere caduti in mare o in zone disabitate, senza che fosse lanciato alcun tipo di allarme. Ora, grazie anche ai nuovi sensori automatici digitali, molti piccolissimi asteroidi che transitano sullo sfondo del cielo stellato, vengono immediatamente segnalati e, dopo una serie di osservazioni, è possibile calcolarne le traiettorie, con una precisione tale da stabilire la loro innocuità ovvero le probabilità di impatto con la Terra. Secondo le ultime valutazioni, il punto di maggiore avvicinamento dell’asteroide al nostro pianeta si trova sul Pacifico, poco a Ovest rispetto all’isola di Tahiti. L’asteroide 2009 DD45 è stato fotografato il 27 febbraio scorso come una debolissima stellina di 19 grandezza, mentre transitava fra le stelle. Ora, in coincidenza col suo massimo avvicinamento, la sua grandezza stellare è salita fino a 13, diventando accessibile anche ai piccoli telescopi. Così, dall’Australia fino alla Polinesia, cioè nei luoghi più favorevoli all’avvistamento del passaggio radente, è tutto un rimbalzare di messaggi via Internet fra gli appassionati di astronomia per osservare l’evento.

Quanto agli altri recenti passaggi ravvicinati di asteroidi, per quanto se ne sappia, il record è detenuto da un altro frammento, chiamato 2004 FU162, che il 31 marzo del 2004 è passato ad appena 6.500 km dalla Terra: un vero miracolo che non ci sia finito addosso.

Fonte: www.ilportaledelmistero.net