venerdì 29 gennaio 2010

Alla ricerca degli extraterrestri sulla Terra



Secondo un famoso fisico gli alieni potrebbero essere già in mezzo a noi, sotto forma di microorganismi

MILANO - Da oltre 50 anni gli scienziati passano al setaccio lo spazio profondo alla ricerca di forme di vita extraterrestri. Senza molto successo: né i programmi che prevedono l'uso di radiotelescopi, né le missioni su Marte fino ad ora sono state in grado di rilevare granché.
SULLA TERRA - «Dobbiamo mettere da parte la teoria secondo cui ET ci stia mandando messaggi dallo spazio e intraprendere un nuovo approccio», ha spiegato a The Times l'illustre fisico Paul Davies, tra gli ospiti del simposio che la prestigiosa Royal Society inglese dedica in questi giorni al 50esimo anniversario del programma di ricerca di intelligenza extraterrestre SETI. Secondo Davies, continuare a scrutare lo spazio alla ricerca di forme di vita aliene è solo una perdita di tempo, faremmo meglio a concentrarci sugli extraterrestri che già popolano il nostro pianeta.

BIOSFERA OMBRA - Durante il suo intervento, il professor Davies cercherà di convincere i colleghi che trovare forme di vita extraterrestri sulla Terra sarebbe la migliore riprova della loro esistenza al di fuori del nostro pianeta. Davies è infatti convinto che «strani microbi» appartenenti ad un diverso albero della vita (quello che lui definisce «biosfera ombra») potrebbero essere già presenti in alcune nicchie ecologiche isolate (come deserti, vulcani, laghi salati e le valli dell'Antartide). Alcuni gruppi di ricerca hanno già avviato studi di questo tipo in località contaminate con l'arsenico, come il Lago Mono in California.

MEGLIO MARTE - La tesi della «biosfera ombra» non convince però tutti gli studiosi invitati dalla Royal Society. «Si tratta solo di fantascienza, preferisco credere nelle evidenze scientifiche», ha commentato Colin Pillinger a capo di Beagle 2, la missione spaziale che doveva raggiungere Marte per scoprire nuove tracce di vita e di cui però si è persa ogni traccia. Secondo Pillinger il pianeta rosso resta la migliore destinazione per scoprire l'esistenza di forme di vita aliena.
OTTIMISMO - La conferenza della Royal Society richiamerà oggi e domani a Londra i più importanti esperti del settore. Per Lord Rees, presidente della Royal Society and Astronomer Royal, ormai i tempi sono maturi per una grande scoperta che «potrebbe cambiare il modo in cui vediamo noi stessi nel cosmo». Grazie ai recenti sviluppi di telescopi spaziali, potremmo presto «scoprire forme di intelligenza superiori a quella umana».
Nicola Bruno

Meteorite sfonda lo studio di due medici italo-americani


È accaduto in West Virginia. L’analisi ha confermato che si tratta di un sasso spaziale
I frammenti del meteorite precipitato nella casa di due medici italo-americani in West Virginia (Usa)ROMA - Un tremendo boato, un buco nel soffitto, un altro nel solaio fra il secondo e il primo piano. E poi pietrisco e calcinacci sparsi dappertutto nella stanza delle visite mediche, al pianterreno. È successo a Lorton, West Virginia, un piccolo centro di circa ventimila abitanti, una trentina di km a Sudovest di Washington, nello studio di due medici di origine italiana: Marc Gallini e Frank Ciampi (proprio come il nostro ex presidente della Repubblica). Erano le 5,45 pomeridiane del 18 gennaio, l’ambulatorio era ancora aperto, ma per fortuna la stanza direttamente colpita dai frammenti, in quel momento, era vuota. «La prima cosa che ho pensato è che l’intera libreria da parete fosse crollata a terra -ha dichiarato Ciampi-. Poi abbiamo visto i fori e tutti quei cocci e abbiamo capito che qualcosa era penetrata dentro la casa». Un proiettile d’artiglieria? Un pezzo di un aereo o di un satellite caduto dal cielo? Un meteorite piombato direttamente dallo spazio? Sul pavimento, solo alcuni frammenti di un materiale pietroso, grigio all’interno e carbonizzato all’esterno, potevano fornire la risposta.

L'ESAME - Un giornalista di Channel 9, la tv locale accorsa subito dopo, ha un’idea risolutiva. Col permesso dei due medici, mette i cocci in una scatola e corre a Washington, allo Smithsonian's National Museum of Natural History. Alla dottoressa Linda Welzenbach, curatrice della Sezione Meteoriti del museo, basta un esame sommario per dare il suo responso: si tratta di una condrite, cioè di un sasso spaziale, che è stato attratto dalla Terra, è penetrato nell’atmosfera arroventandosi fino a formare una «crosta di fusione esterna», per poi dividersi in più frammenti. Uno di questi, del peso di circa 300 grammi, dotato di una velocità finale di centinaia di km l’ora, ha avuto la forza di sfondare l’ambulatorio medico, prima di suddividersi ulteriormente e fermarsi. Se avesse colpito direttamente uno degli occupanti, avrebbe potuto ucciderlo.

I CACCIATORI DI METEORITI - Ma la storia non finisce con la soluzione del mistero. In questi giorni la piccola e tranquilla comunità di Lorton, è stata invasa dai meteorite hunters, i cacciatori di meteoriti, accorsi dai più vicini Stati nella speranza di raccogliere gli altri frammenti del sasso cosmico. Ad attirarli è stato non solo il video con le scene dello studio medico sforacchiato che continuano a rimbalzare di canale in canale, ma il fatto che finora sono state raccolte oltre un centinaio di dichiarazioni di altrettanti testimoni oculari i quali, all’imbrunire del 18 gennaio, da New Jersey, Maryland, Virginia e West Virginia, hanno visto una «fireball», una palla di fuoco variopinta, sfrecciare in cielo e dividersi in più pezzi, lasciando in aria una scia di fumo persistente, «proprio come un fuoco pirotecnico». Dunque, il meteorite potrebbe essere stato accompagnato dalla caduta di altri frammenti simili che, secondo i calcoli di alcuni «cacciatori» americani potrebbero trovarsi in una striscia di terreno lunga alcuni km, da Lorton verso Sudovest. E qui bisogna dire che l’interesse a trovare i frammenti, da parte di alcuni appassionati, è non soltanto scientifico ma anche economico, dal momento che esiste un vero e proprio mercato internazionale dei sassi cosmici i quali, a seconda della composizione e delle dimensioni, possono raggiungere quotazioni di migliaia di dollari. Malgrado ciò, comportandosi da cittadini-modello, i dottori Ciampi e Gallini hanno deciso di donare il loro meteorite al Museo Smithsonian, mentre altri abitanti di Lorton, assieme a numerosi meteorite hunters, continuano a setacciare giardinetti e campi palmo a palmo. Secondo una valutazione dell’astrofilo italiano Roberto Gorelli, studioso di meteoriti e asteroidi, i frammenti sparsi sul terreno di Lorton e immediati dintorni potrebbero essere da dieci a cento circa.

I CASI ITALIANI - Per quanto rara, l’irruzione di un sasso cosmico in un’abitazione è avvenuta anche in Italia. Il 10 agosto 1968, a Piancaldoli, al confine tra Toscana e Emilia, un meteorite bucò il tetto della casa del signor Nerio Cavina, fu successivamente recuperato e analizzato dal professor Mario Nuccio, geochimico dell’Università di Palermo: risultò essere un raro esemplare di condrite proveniente, con ogni probabilità, dalla fascia degli asteroidi, fra Marte e Giove. Una ventina di anni dopo, il 18 maggio 1988, alcuni frammenti meteoritici piombarono a Pianezza, Torino, su uno stabilimento della società Alenia: anche questi furono recuperati e analizzati. Ancora più recente è la caduta di un meteorite di tutto rispetto, del peso di oltre 10 kg, avvenuta a Fermo, in provincia di Ascoli Piceno, il 25 settembre 1996, questa volta all’aperto, ai margini di un campo coltivato, a pochi metri dall’agricoltore Luigino Benedetti. Insomma anche alcune località italiane, come ora Lorton, sono entrate nella guinness di questi esclusivi primati cosmici.
Franco Foresta Martin