venerdì 17 aprile 2015

Perché il Venerdì 17 porta sfortuna



Se vi state chiedendo perché venerdì 17 porti sfortuna (o se preferite, sfiga) ecco una spiegazione che a noi che siamo attenti alle parole e giochi di parole ci convince più di altre.

Partiamo da lontano. Nell’antica Roma i sarcofagi funerari avevano incisa la parola latina VIXI cioè “ho vissuto” cioè “sono morto”, che poi successivamente fu sostituito con l’acronimo latino RIP che significa riposa in pace o in inglese Rest in peace; in latino invece l’acronimo era Requiescat in Pace appunto riposa in pace.

E quindi? Calma, ci arriviamo.
 
I latini notarono che VIXI era l’anagramma di XVII cioè il numero romano 17. Per questa ragione si iniziò a pensare che il XVII (il 17 appunto) portasse sfortuna e quindi era meglio evitarlo quanto più possibile e in qualunque occasione ed evitare le date che cadessero proprio durante quel giorno del mese sia per eventi che per occasioni particolare. Perché poi solo il venerdì e non altri giorni della settimana perché proprio il venerdì è il giorno in cui fui crocifisso Gesù.

 
Ma se venerdì (17) per alcuni è sfortunato in altre culture il venerdì è un giorno positivo come raccontato anche in molte canzoni. Pensate all’espressione Thanks God it’s friday (ecco un altro acronimo: TGIF) cioè grazie a Dio è venerdì di cui vi abbiamo già raccontato la storia, le spiegazioni e le origini in questo articolo.

In altre paesi, come quelli anglosassoni, invece si crede che il venerdì sfortunato sia il 13, legato invece (a proposito di misteri) al ricordo della notte nella quale furono arrestati i Cavalieri Templari.

E voi siete superstiziosi?
Nel corso del 2015 Venerdì 17 si verifica ad Aprile e Luglio

Nel corso del 2016 Venerdì 17 si verifica a Giugno

Nel corso del 2017 Venerdì 17 si verifica a Febbraio, Marzo (due volte di fila!) e Novembre


di: enigma

giovedì 9 aprile 2015

Ritrovata la tomba di Gesù: era sposato e con un figlio?


Lo scoop della notizia che stiamo per darvi non è tanto che sarebbe stata ritrovata la tomba di Gesù, quanto che all'interno non sarebbe stato solo, ma avrebbe condiviso il sepolcro con moglie e figlio.
La notizia, che arriva dal The Independent, sta facendo il giro del mondo, dopo che Aryeh Shimron, professione geologo, ha dichiarato di avere in mano delle "prove virtualmente inequivocabili" riguardanti la sepoltura di Gesù Cristo. Prove che oltre a che, oltre ad indicarne il sito esatto in cui è stato sepolto, dimostrano che la tomba sia stata condivisa con sua moglie Maria Maddalena e suo figlio, Judah.
Il sito esatto - con tanto di prova fotografica - si troverebbe a Gerusalemme, zona orientale, nellaTomba di Talpiot, sito funebre scoperto nel 1980 a 5 chilometri della Città Vecchia. 
All'interno del sepolcro, sono stati rinvenuti nove ossuari, sulle quali sono presenti iscrizioni che recitano le parole "Gesù figlio di Giuseppe", "Maria" ed altri nomi associati al Nuovo Testamento. Proprio da queste iscrizioni sarebbero state fatte le prime teorie che vedono Gesù sposato e con un figlio, oltre al fatto che la presenza di resti proverebbe che la Resurrezione non è mai avvenuta.

Queste tesi sono da anni molto dibattute, ma oggi il Dr. Shimron è convinto di poter portare nuovi tasselli alla storia: si tratterebbe del rinvenimento di un decimo ossario, probabilmente trafugato dalla Tomba di Talpiot prima della sua scoperta: si tratta di una "bara" di marmo acquistata da un collezionista israeliano nel 1970. Sulla bara, inoltre, ci sarebbe un' incisione in Aramaico che recita"Giacomo figlio di Giuseppe fratello di Gesù", avvalorando così la tesi che la tomba sia di Gesù Cristo e la sua famiglia. 
Per confermare la sua tesi,  il geologo ha svolto circa 150 test geochimici su vari campioni provenienti da 25 differenti ossuari (15 dei quali provenienti da altre sepolture della zona) trovando sull'ossuario perduto tracce di magnesio, ferro e silicio che sono perfettamente compatibili con quelle della "tomba di Gesù".
Fonte: Scritto da Angela Iannone | Yahoo Notizie

Forestale, un fascicolo parla di fate

Lo studio iniziato 15 anni fa contiene verbali, immagini, informazioni che riguardano 'incontri ravvicinati' con esseri ignoti: tutti concentrati nell'Appennino tosco-romagnolo
Un fascicolo dedicato all'ignoto, iniziato 15 anni fa e gelosamente custodito dalla Guardia Forestale. E' la stravagante e un po' inquietante scoperta nella quale si è imbattuta l'Adnkronos: pagine di testimonianze e fotografie raccolte in una cartellina verde del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali dal titolo esaustivo: "Gnomi e fate dei boschi". Qui c'è tutto: informazioni, segnalazioni e materiale d'ogni tipo che riguarda esattamente quello che il suo titolo evoca. E cioè avvistamenti stranamente concentrati in un'area ben precisa, l'Appennino tosco-romagnolo, con alcuni suoi comuni, come San Piero in Bagno e Bagno di Romagna.
L'Adn ha curiosato e in alcuni casi c'è da "preoccuparsi". Inquieta ad esempio la fotografia scattata da G.F., banchiere di Cesena, in viaggio di notte con la moglie per raggiungere la sua baita all'interno della Foresta della Lama, nell'Appennino forlivese. Costretto a fermare l'auto e a scendere dalla vettura per montare le catene da neve ha visto “qualcosa”, un essere dalla sembianze umane, carponi e intento a mangiare neve.

La sua fotografia, nel fascicolo della Forestale è classificata come “elfo” per via delle orecchie allungate che si intravedono. La foto è sfocata, il negativo mai consegnato, ma secondo alcune fonti "il testimone sarebbe una persona seria e attendibile". Che poi quello sia proprio un elfo, tutto da dimostrare. C'è chi invece è convinto che si tratti di un poltergeist, lo spirito di un ragazzino morto anni prima ucciso da un mugnaio e che si aggira senza pace nella zona. Insomma, le interpretazioni non mancano. E il materiale raccolto è davvero tanto.
Fonte:TGcom 24

giovedì 12 marzo 2015

GIAPPONE: POSSIBILE UN TERREMOTO SIMILE A QUELLO DEL 2011

Dopo il sisma di quattro anni fa le placche tettoniche della regione nipponica avrebbero cambiato movimento e posizione

IL DEVASTANTE sisma del 2011 potrebbe aver cambiato per sempre il movimento delle placche tettoniche del Giappone. Lo sostengono alcuni scienziati nipponici che suggeriscono di stare allerta per la possibilità imminenti di altri terremoti di simile entità. Secondo quanto ha riferito la tv pubblica NHK, ricercatori dell'Autorità d'informazione geospaziale, che dipende dal ministero dei Trasporti e infrastrutture, dicono che le placche tettoniche del Paese e della sua regione sono in movimento continuo.

Hisashi Suito, capo della divisione di ricerca sulla deformazione della crosta terrestre della stessa Autorità, ha dichiarato che benché si supponga che le probabilità di un nuovo terremoto debbano diminuire, non è convinto che sia così.

Gli esperti credono che due placche poste di fronte alle coste del Nord-Est del Paese, nell'area dove si produsse il terremotodel marzo 2011, si siano sollevate di oltre 20 metri. Dopo aver esaminato le attività sotto i fondali marini, hanno osservato che una delle placche si è spostata di 95 centimetri verso Est, nei pressi della penisola di Oshika, nella provincia de Miyagi, sprofondata di 120 centimetri per il terremoto e da allora risalita di 39 centimetri.

Secondo gli scienziati, la causa di questo movimento, che ha interessato un'ampia zona a Sud di Hokkaido, è dovuta allo sfogo di "stress geologico". Secondo Suito, il fenomeno si sta sviluppando non solo nella placca di fronte alle coste del Nord-Est, ma anche nel Giappone interno. Il ricercatore segnala la necessità di stare allerta per un terremoto simile a quello che nel 2011 generò lo tsunamiabbattutosi sulla costa di Tohoku, dove si contarono 18.000 tra morti e dispersi. L'11 marzo ricorre il quarto anniversario della tragedia.

 fonte: Repubblica.it

mercoledì 11 marzo 2015

FROSINONE: SCOPERTA UNA TOMBA VOLSCA DURANTE LA STESURA DELLA FIBRA OTTICA

Il loculo contiene uno scheletro di 2.500 anni fa e arredi funerari, vasi di ceramica e di bronzo, oggetti di ferro

FROSINONE - Le moderne tecnologie s’imbattono nella storia e riportano a galla antiche testimonianze. Erano impegnati a installare cavi per la fibra ottica quando da uno scavo, profondo soltanto poco più di un metro, è emersa una tomba volsca. A Frosinone spuntano nuovi tesori. La scoperta è avvenuta in piazzale De Matthaeis, nel cuore della parte bassa del capoluogo ciociaro.


Resti umani e vasi
Durante i lavori, di fronte al Grattacielo, all’incrocio tra viale Roma e via Mària. è venuto alla luce un loculo (sarebbe la cinquantesima scoperta del genere nella zona) con resti umani, arredi funerari, vasi di ceramica e di bronzo, oggetti di ferro, tutto di età preromana. Lo scheletro del volsco, vissuto 2500 anni fa, è in cattivo stato di conservazione. I reperti, dopo l’intervento della Soprintendenza ai Beni archeologici del Lazio con il funzionario Alessandro Betori, sono stati «impacchettati» e trasferiti al Museo comunale, che resta in attesa di essere ampliato. La nuova scoperta testimonia lo straordinario patrimonio archeologico del capoluogo ciociaro che ora in tanti chiedono di difendere e valorizzare.

Sorprese infinite
Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, assicura l’impegno dell’amministrazione comunale per arrivare, quanto prima, al restauro dei reperti rinvenuti. «Tutta l’area da Piazzale De Matthaeis allo stadio Matusa – dice Ottaviani – è di grandissimo pregio archeologico. Il problema, adesso, è di mettere a sistema tale straordinario patrimonio storico per riportarlo il più possibile alla luce e farne motivo di richiamo per la città. In questo senso – continua - penso anche a una convenzione con qualche università per portare avanti, insieme alla Soprintendenza, le attività di studio e di ricerca».

L’anfiteatro «sepolto»
Per il primo cittadino «se nella zona di De Matthaeis si continua a scavare – conclude – di sicuro emergono altri eccezionali reperti». Più difficile, se non impossibile, sarà invece valorizzare nella stessa area, in viale Roma, l’anfiteatro romano risalente alla fine del primo secolo dopo Cristo. L’antica struttura, capace di contenere fino a duemila spettatori, oggi si trova, infatti,sotto il garage di un palazzo costruito negli anni Sessanta. La storia sepolta dal cemento.


di Antonio Mariozzi (Corriere.it)