I FATTI, GLI AVVENIMENTI E LE SCOPERTE DAL MONDO DEL MISTERO
giovedì 10 luglio 2014
Scoperto dente da latte di bambino di 600mila anni fa a Isernia
Un dente da latte. È la testimonianza diretta del bambino più antico d’Italia («almeno quello finora ritrovato»), risalente a 586mila anni fa.
Si tratta di un primo incisivo superiore sinistro da latte di un bimbo deceduto all'età di circa 5-6 anni, vissuto per brevissimo tempo in quella che oggi viene considerata dagli studiosi come una delle comunità più antiche, se non «la più antica» d'Europa, vale a dire il cosiddetto Uomo di Isernia, riferibile al grande gruppo di Homo heidelberghensis comparso in Europa a partire da 600mila anni da oggi.
Il minuscolo reperto umano, grande appena sette millimetri, è riaffiorato in una porzione del vasto giacimento paleolitico “La Pineta” di Isernia, cuore dell’area di scavo, legata al nuovo Museo nazionale del Paleolitico di Isernia. Il ritrovamento risale a due mesi fa, durante una campagna di scavo condotta dalla Soprintendenza ai beni archeologici del Molise e dall'Università di Ferrara, sotto la direzione scientifica di Carlo Peretto. Ma la notizia è stata data solo ieri, alla conclusione delle prime analisi. Una scoperta che gli esperti non hanno dubbi a definire «straordinaria». Innanzitutto perché fino ad oggi da questo sito, la cui scoperta risale comunque a ben oltre trent’anni fa, erano emerse sì tracce del passaggio dell'uomo, ma non erano mai stati trovati resti umani diretti. Poi, perché questo reperto documenta una fase preistorica di cui ad oggi «non si conosce nulla in Europa», avverte con un pizzico di emozione Carlo Peretto.
A parte la mandibola umana rinvenuta a Mauer in Germania con una attribuzione cronologica di circa 600 mila anni fa, in Italia non sono mai stati trovati resti umani riferibili all’Homo heidelbergensis, antenato dell'Homo di Neanderthal, che in Europa scompare a partire da 40mila anni da oggi, lasciando poi spazio all’Homo Sapiens. «Il dente da latte non è caduto naturalmente, perché ha ancora la sua radice completa, non riassorbita - avverte Peretto - a dimostrazione che il bimbo è morto, e il dente si è staccato in epoche successive». In quest’epoca la mortalità infantile era molto alta. Stabilire il sesso dell’infante sarà difficile, troppo piccolo il reperto per effettuare prelievi di Dna. Eppure, il dente riesce ad anticipare qualche dettaglio sull’ identikit del bambino.
L’IDENTIKIT
«Il dente si presenta abbastanza usurato sulla superficie, segno che il bambino ha seguito un’alimentazione coriacea, dura - dice Peretto - Ma dobbiamo ancora fare indagini microscopiche a scansioni sulle strie del dente per capire esattamente quale poteva essere la dieta, il tipo di masticazione e il materiale masticato». È chiaro che dai reperti dello scavo, i paleontologi sanno che l’apporto di carne doveva essere notevole, vista la quantità di rinoceronti, bisonti, elefanti, cervi e altre specie ritrovate nel giacimento nel suolo frequentato da questa comunità umana. Ma non si può escludere che facesse uso di frutta, semi, tuberi. Arduo ancora decifrare le cause della morte del bimbo, a meno che non vengano trovate ossa con particolari patologie («ma nella ricerca non si esclude mai nulla», dice Peretto). «Il dente del bambino dunque rimanda ad una fase di grande transizione avvenuta in Europa, legate all’attività umana di lavorazione della pietra, di scheggiatura e costruzione di strumenti litici. «Certo è che il dentino dà comunque un senso di tenerezza a tutta la scoperta», riflette Peretto. Da un reperto così piccolo, una storia così grande.
Fonte: Il Messaggero.it - Spettacoli e Cultura
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