giovedì 10 luglio 2014

Porto, archeologi svelano cantiere navale e residenza marmorea di Traiano



Le dimensioni dovevano essere imponenti, quasi colossali, che potrebbero competere oggi con i cantieri navali delle più moderne città portuali del terzo millennio. Solo i resti di pilastri crollati, agli occhi esperti degli archeologi, lasciano intuire un’altezza delle murature delle aule di oltre dodici metri, ma senza contare le volte delle coperture. Nella vasta area di scavo dell'antica città di “Portus” (Porto a Fiumicino), il grandioso insediamento portuale voluto dagli imperatori Claudio e Traiano e sviluppatosi tra il I e il II secolo d.C., ad aver entusiasmato gli archeologi è il complesso architettonico identificato con i cosiddetti “Navalia” imperiali, ossia gli arsenali di Traiano, un edificio che poteva avere anche una funzione militare. «Finora le indagini avevano raggiunto i livelli delle strutture più tarde, frutto di rimaneggiamenti successivi, che avevano documentato le fasi di abbandono - racconta Renato Sebastiani funzionario della Soprintendenza archeologica e responsabile dell’area - ma ora abbiamo trovato i piani originali dell’età di Traiano, strutture che hanno tutte le caratteristiche per essere identificate come arsenali». Ecco svelato, dunque, il gioiello architettonico del porto: «Un monumentale edificio - avverte Sebastiani - che si ergeva sull’istmo di terra tra le acque del molo di Claudio e il bacino di Traiano, caratterizzato da gigantesche navate alte oltre dodici metri, scandite da possenti pilastri che oggi possiamo ricostruire dai reperti crollati». Con uno sforzo di immaginazione, bisogna ricordare come questo sito fosse il nuovo porto imperiale (dopo Ostia) al servizio di Roma, animato da frenetiche attività. E l’edificio oggi identificato con i “Navalia”, nei secoli ha subito gradualmente delle trasformazioni.



LO SCAVO

A descriverne le fasi, in un viaggio a ritroso nel tempo, sono proprio i dati emersi dallo scavo. «Abbiamo rinvenuto delle tombe che risalgono alla fase più tarda - avverte Sebastiani - Poi abbiamo riportato alla luce i livelli di strutture identificate come magazzini, e ora abbiamo trovato i piani originali di epoca traianea, di quelli che sembrano essere effettivamente gli arsenali». Fervono i lavori in questo sito in consegna alla Soprintendenza, che di recente è stato visitato dal ministro per i Beni culturali Dario Franceschini che ha annunciato l’apertura entro l’estate di una conferenza di servizi per definire un piano strategico di valorizzazione dell’area. Annunci a parte, comunque, i fasti della città imperiale stanno riaffiorando in un virtuoso scavo internazionale che grazie alle convenzioni della Soprintendenza vedono schierati l’équipe dell’École française e quella della University of Southampton, diretta da Simon Keay. Se a novembre 2013 gli studi di Keay avevano potuto elaborare una prima ricostruzione del grandioso palazzo imperiale, ora riaffiora una nuova zona residenziale del palazzo, con uno spazio adibito a latrina, che potrebbe articolarsi su tre piani. Sono stati trovati infatti una serie di ambienti sontuosi, riccamente decorati, con pavimenti in opus sectile, caratterizzati cioè da tarsie marmoree, e porzioni di splendidi mosaici con intarsi in pasta vitrea policromi. Una stanza, poi, una sorta di disimpegno, sta restituendo in questi giorni un mosaico a tessere bianche con il bordo impreziosito da raffinati disegni di motivi a spirali intrecciate, con intarsi gialli e neri. «Il Palazzo imperiale era il cuore amministrativo del porto - conclude Sebastiani - Affacciava sul mare, rivolto al molo di Claudio. Qui forse risiedeva il prefetto del porto, e il comando della flotta. Qui soggiornava l’imperatore». Un tesoro che regala sempre sorprese.



fonte: Il Messaggero.it - Spettacolo e Cultura