© Elmar Buchner |
Un'antica statua di Buddha recuperata per la prima volta da una spedizione nazista nel 1938 era stata scolpita nell'atassite, minerale molto raro caratteristico dei meteoriti ferrosi. La scoperta è opera dell'Istituto di Planetologia dell'Università di Stoccarda, che ha analizzato la statua, che ha probabilmente mille anni e pesa 10 chili, che raffigura probabilmente la divinità buddista Vaisravana, meglio conosciuto come Jambhala.
Varisvana è il dio della ricchezza e della guerra, e spesso viene raffigurato con un limone in mano (simbolo di ricchezza) o con una piccola sacca di monete in mano (qui probabilmente ne tiene in mano uno dei due anche se non è molto chiaro). Sul petto dell'uomo una svasica buddhista, simbolo di fortuna (probabilmente il motivo scatenante per cui la stauta sia stata deportata in Germania).
La statua arrivò in Germania dopo una spedizione avvenuta tra il 1938 e il 1939 del zoologo/etnologo Ernst Schäfer, che venne mandato in Tibet per cercare l'origine della razza Ariana. In seguito la statua passò nelle mani di un privato. Nel 2007 la statua venne analizzata dal ricercatore dell'Università di Stoccarda, Elmar Bucher, che prelevò, con il permesso del proprietario, 5 minuscoli campioni dal manufatto. Nel 2009 vennero prelevati campioni di maggiori dimensioni all'interno della statua (meno soggetti a contaminazioni esterne) scoprendo la natura del materiale: l'Atassite.
Come si legge sulla rivista 'Meteoritics and Planetary Science', la statua tibetana esprime uno stile ibrido fra la cultura buddista e quella buddista Bon. L'atassite di cui sarebbe fatta costituisce un minerale molto raro dei meteoriti a base di ferro con alto contenuto di nichel. Secondo gli scienziati, questo materiale sarebbe stato portato sul nostro pianeta dal meteorite Chinga che colpì le aree della Mongolia e della Siberia circa 15 mila anni fa. I suoi frammenti furono scoperti ufficialmente dai cercatori d'oro nel 1913, ma molto probabilmente si iniziò a raccoglierli molti secoli prima, precisano gli scienziati.
Fonti:
Corriere.it
sott.net