L'ANALISI DEL TERREMOTO.
Gli esperti hanno rilevato che la sismicità si distribuisce lungo un’area allungata per circa 40 km in direzione est-ovest. I terremoti più forti della sequenza registrata sono dovuti a un fenomeno di compressione attiva in direzione nord-sud, legato alla spinta dell’Appennino settentrionale verso nord, al di sopra della placca adriatica. L’estensione della zona attiva, confrontata con la magnitudo degli eventi principali, suggerisce - è stato spiegato - che ad essersi attivato sia un sistema di faglie complesso, e non una singola faglia. La sequenza sismica ha interessato la regione padana, già sede di terremoti rilevanti nei mesi passati. In particolare, lo scorso gennaio la zona appenninica di Reggio Emilia e Parma era stata colpita da terremoti di magnitudo 4.9 e 5.4, a distanza di pochissimi giorni. I due terremoti di gennaio, sebbene avvenuti a profondità molto diverse (30 e 60 km) rispetto ai 6-8 km di quelli odierni, sono anch’essi legati ai movimenti della stessa «microplacca adriatica», che negli ultimi mesi ha avuto un’attività piuttosto intensa.
PATRIMONIO CULTURALE E ARTISTICO DISTRUTTO
L’area più colpita è quella di Finale Emilia, dove oltre alla Torre dei Modenesi definitivamente crollata dopo una scossa di assestamento, sono rimaste gravemente danneggiate la Rocca e alcune chiese. Ma la la situazione dei Beni culturali, dice il segretario generale del ministero beni culturali Antonia Pasqua Recchia, è «molto grave» in tutto il vasto territorio tra Modena e Ferrara, interessato dall’evento sismico di oggi, disseminato di castelli, rocche, edifici storici, chiese.
Fonti:
terremotirealtime.com
gazzettadimodena.it