Mancano alcuni pezzi, ma, quando erano al loro posto, ci dovevano essere amplificazioni e boati, echi e riverberi. |
Per
gli uomini del Neolitico passeggiare a Stonehenge era
una esperienza «acustica» pari a quella avvertita quando si cammina
lungo una cattedrale. È la teoria di un team di ricercatori
dell'Università di Salford che ha trascorso quattro anni a studiare
le proprietà acustiche dello storico sito per aggiungere dettagli
che possano svelare il mistero della antica costruzione. Lo spazio
magico racchiuso dai monoliti, ha spiegato Bruno Fazenda autore
dell'indagine, «reagisce all'attività acustica in un modo che
doveva apparire incredibilmente nuovo alle persone che vivevano 5mila
anni fa: ricche vibrazioni e ampi riverberi che provocavano un suono
inedito e impossibile da ascoltare altrove». Generando un suono nel
sito che rimbalza e cresce: «Non provoca un'eco ma un effetto
riverbero di un secondo, simile a quello che si avverte nelle
cattedrali - ha continuato lo scienziato - per l'uomo del neolitico
doveva essere un'esperienza non solo sonora ma soprattutto
religiosa».
La
ricerca, come spiega il «Daily Mail», ha portato alla costruzione
di una simulazione audio in 3D che permette, usando un sistema di 64
canali sonori e voci, di sviluppare un'accurata e coinvolgente
riproposizione di come Stonhenge «suonava».
La
datazione del sito, patrimonio dell'umanità e fra i più visitati
del mondo, indica che la costruzione del monumento fu intrapresa
intorno al 3100 avanti Cristo e si concluse intorno al 1600 avanti
Cristo. Ciò consente di scartare alcune ipotesi sulla sua
realizzazione, come quella secondo la quale i Druidi erano forse
stati gli artefici dell'opera è la più popolare; tuttavia la
società dei Celti, che istituì il sacerdozio dei Druidi, si diffuse
solamente dopo l'anno 300 avanti Cristo. Inoltre è improbabile che i
Druidi avessero utilizzato il sito per i sacrifici, dal momento che
eseguivano parte dei loro rituali nei boschi o in montagna, zone più
adatte di un campo aperto per i «rituali della terra». E il fatto
che i Romani giunsero per la prima volta sull'isola britannica quando
Giulio Cesare guidò una spedizione nel 55 avanti Cristo, nega le
teorie di Inigo Jones e di altri, secondo cui Stonehenge sarebbe
stato costruito come un tempio romano.
Quanto ai riferimenti storici a Stonehenge, il primo si dovrebbe allo scrittore greco Diodoro Siculo (I secolo avanti Cristo) che potrebbe fare riferimento a Stonehenge in un passo della sua Bibliotheca historica. Citando Ecateo di Abdera, uno storico del IV secolo e «certi altri», Diodoro dice che «in una terra oltre i Celti» (cioè la Gallia) c'è «un'isola non più piccola della Sicilia» nel mare del nord chiamata Hyperborea, chiamata così perchè al di là del luogo di origine del vento del nord o Borea. Gli abitanti di questo luogo principalmente adorano Apollo, e ci sono «sia una magnifica zona sacra di Apollo sia un tempio notevole che è adornato con molte offerte votive ed è di forma sferica».
Fonti: