Ennesima sconfitta per il Ministero dei Beni Culturali.
L'archeologo Andrea Carandini, tra i più autorevoli archeologi a livello internazionale e professore alla Sapienza di Roma si è dimesso da presidente del Consiglio superiore dei Beni Culturali. Una decisione, spiega Carandini nominato dal ministro Bondi il 25 febbraio 2009, dovuta alla constatazione dell'impossibilità dell'opera di tutela e sviluppo del patrimonio culturale per la progressiva e massiccia diminuzione degli stanziamenti.
«Dimissioni pesanti», sottolinea La Stampa, che giungono proprio nel giorno in cui il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, in visita a Roma, definisce «non intelligente tagliare la scienza, l’istruzione e la cultura». Senza troppi giri di parole l’archeologo ha sottolineato nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera che «ci stiamo allontanando dalla Patria, anche quella visibile fatta di paesaggio, storia e arte. Rischiamo di perderla e non sono passate neppure cinque generazioni dalla fondazione dello Stato italiano».
«Nel marzo del 2009 – continua Carandini – il Ministero poteva contare su 155 milioni di euro per la tutela, cifra già allarmante, che per essere giudicata va comparata con la somma che l'istituzione era ed è in grado di spendere: circa 450 milioni l'anno in media per il 2005-2010».
La speranza era dunque riposta nell’assenza di tagli, che invece sono stati sempre più duri.
La conclusione di Carandini, pubblicata su Rai News 24 è stata che «nella politica italiana hanno vinto, da ultimo e finora, gli avversari della cultura e dei beni culturali che, non potendo abolire il Ministero, sono riusciti a deprivarlo di uomini e mezzi per neutralizzarlo». Del resto fu lo stesso ministro Tremonti a dichiarare apertamente che «la cultura non da dà mangiare…».
Massimo Bonasorte
Direttore Il Portale del Mistero