ROMA - Nonostante anni di studi ed esplorazioni la nostra conoscenza degli animali del pianeta è ancora agli inizi. L'ultima scoperta in questo senso si deve ad un italiano, Francesco Rovero, che nelle foreste della Tanzania ha scovato una specie di toporagno elefante da record. Come testimonia lo studio pubblicato dalla rivista Journal of Zoology, oltre ad essere la prima nuova specie di questo animale da 126 anni a questa parte il 'toporagno - elefante dalla testa grigia' è il più grande mai trovato. Il novello Darwin, ricercatore del museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento, ha visto i primi segni della nuova specie nel 2005, grazie a fotocamere automatiche installate durante una spedizione nelle foreste dei monti Udzungwa dello stato africano. "Quando ho visto le foto scattate dalle macchine - racconta Rovero - mi sono subito reso conto che il toporagno immortalato era assolutamente diverso da tutti quelli conosciuti. E' stata una scoperta davvero eccitante". L'avvistamento è stato confermato da una successiva spedizione del 2006. Nonostante le trappole portate dai ricercatori si siano rivelate troppo piccole per l'animale i ricercatori sono riusciti a catturarne quattro esemplari.
La conferma che si trattasse di una nuova specie è venuta da Galen Rathbun, che da 30 anni studia questi animali all'Accademia delle Scienze della California. Il toporagno-elefante deve il suo nome alla tipica proboscide, simile a quella dei pachidermi con cui condivide un antenato, anche se ha dimensioni molto più piccole. Quello trovato da Rovero misura infatti 60 centimetri di lunghezza e pesa circa 700 grammi, misure del 25% più grandi di quelle degli altri esponenti della stessa famiglia. Anche il muso grigio e la pancia nera sono segni esclusivi della nuova specie, che come i 'parenti prossimi' è diurna e si nutre esclusivamente di insetti. Secondo gli esperti esistono solo due colonie del toporagno gigante, che vivono in un'area di 300 chilometri quadrati. Come le altre due specie di toporagno-elefante conosciute, anche questa è minacciata di estinzione, a causa del sempre più ridotto habitat. "Speriamo che la scoperta sia di aiuto per aumentare gli sforzi per salvaguardare questo spettacolare ecosistema - sottolinea Rovero - la scoperta mette in luce l'importanza delle foreste pluviali dei Monti Udzungwa, e quanto poco sappiamo ancora di questi 'hot spot' di biodiversità". La spedizione è stata organizzata nell'ambito di uno studio pluriennale condotto sulla diversità, ecologia e conservazione dei mammiferi forestali. Questa ricerca è inserita in un programma più ampio che anche grazie al contributo dei fondi di aiuto allo sviluppo del Settore Solidarietà Internazionale della Provincia Autonoma di Trento sta realizzando un progetto che mette a fattore comune la ricerca scientifica, il supporto tecnico agli enti tanzaniani preposti alla conservazione, e un programma di sostegno alle comunità locali. L'obiettivo del progetto a sostegno delle comunità è quello di alleggerire la pressione sulla foresta primaria e fermare la deforestazione causata principalmente dall'utilizzo del legno quale combustibile per la piccola economia domestica.