giovedì 17 maggio 2007

"GHIACCIO CALDO" IN UN PIANETA EXTRASOLARE




Il pianeta non è stato osservato, ma la sua presenza è stata rilevata misurando l'indebolimento della luce di una stella

Illustrazione di un pianeta extrasolareLa corsa, o meglio la caccia, al pianeta gemello della Terra si fa sempre più accesa. Un altro passo in questa marcia ormai frenetica che vede una concorrenza sfrenata fa numerosi osservatori, l’ha compiuto un gruppo di astronomi dell’Università di Ginevra. Già qualche settimana fa l’équipe di Michel Mayor della stessa università aveva annunciato la scoperta di una cosiddetta «super-Terra». Ora il suo collega Frederic Pont annuncia il ritrovamento di un pianeta con «ghiaccio caldo» e acqua.

DEDUZIONI - Intendiamoci bene: queste sono conclusioni dedotte, perché il pianeta non è stato osservato ma la sua presenza è stata soltanto rilevata misurando un indebolimento della luce della stella, la GJ436, attorno alla quale ruota in 2,6 giorni. Già questo piccolo astro, una nana rossa distante 30 anni luce dalla Terra, era entrato nella cronaca perché nel 2004 avevano avvistato nelle sue vicinanze un pianeta con una massa 22 volte quella della Terra. Adesso, invece, osservando dall’osservatorio di Saint Luc e poi dallo Wise telescope in Israele e dal telescopio Eulero, sempre dell’Università di Ginevra ma collocato in Cile, hanno individuato l’esistenza di un piccolo pianeta (grande circa quanto Nettuno) quattro volte la massa della Terra e con un diametro di circa 50 mila chilometri.

LA TAGLIA - Ne hanno quindi dedotto la densità arrivando alla conclusione che potrebbe essere composto d’acqua. Ma con le seguenti distinzioni. Essendo molto vicino alla stella madre, la sua temperatura è di 300 gradi quindi l’acqua esisterebbe in forma di vapore nell’atmosfera. Sul pianeta, invece, sarebbe nelle profondità in una condizione di «ghiaccio caldo», cioè uno stato solido particolarissimo ottenuto sulla Terra solo in laboratorio. Naturalmente le osservazioni continueranno per precisare meglio la natura del nuovo corpo celeste e gli astronomi sperano molto nell’uso del nuovo satellite Corot, lanciato apposta per indagare i nuovi pianeti, con la speranza, soprattutto, di trovare conferme alle numerose deduzioni compiute.